Là, dove i pendii del Collio degradano dolcemente per aprirsi nella valle del fiume Isonzo, in un angolo di terra protetto a nord dalle Alpi ed aperto a sud alle correnti calde del mare Adriatico, già durante il VII secolo a.C., clan Celti, trovando un clima mite ed una natura ospitale, si trasformarono da nomadi a pieno servizio in agricoltori stanziali (…l’uomo da sempre ha imparato a scegliere le terre migliori per impiantare le proprie coltivazioni), mantenendo sempre, però, inalterato il loro carattere orgoglioso, impetuoso e combattivo.

Dal IV sec. a.C., l’intensificarsi degli scambi dal Nord, con l’Ellade e la Magna Grecia, trova Farra dIsonzo in una posizione strategica su queste rotte commerciali:

da tutto il Mediterraneo salivano i venditori di olii e spezie che qui trovavano vino in botti di fattura e dinvenzione celtica, senza dubbio più comode e certamente meno fragili delle classiche anfore romane.

Farra d’Isonzo si trasforma brevemente in centro di transito, dove interagiscono diverse culture, creando le premesse per la nascita di una lingua (…il friulano!) quale collante per un gruppo etnico particolare che voleva anche un’identità territoriale.

Nel 183 a.C., il condottiero Marco Claudio arriva a consolidare i domini romani in Friuli, fino ad Aquileia (…antica città di origine celtica chiamata Akyleja, situata a circa 25 km a Sud di Farra d’Isonzo), ma non a trovare degli accordi di buon vicinato con le popolazioni celtiche che vivevano nei territori limitrofi:

infatti, nel 52 a.C., i Celti “friulani” riemergendo dalle foreste e dalle vallate più recondite, colpiscono l’esercito Romano ripetutamente in punti sempre diversi, per andare anche a prendersi una grande rivincita, sconfiggendo le legioni della X Regio ed arrivando fin sotto le mura di Aquileia a fare gli sberleffi persino a Cesare, che in questa città stava svernando.

Sul monte Fortino (…la più alta delle colline che circondano Farra), viene immediatamente eretta una torre di avvistamento, affinché delle vedette sorvegliassero la valle dell’adiacente fiume Isonzo, sul quale era stato costruito, in prossimità della Mainizza (…antico borgo di Farra d’Isonzo), un ponte per i collegamenti alla via Gemina ed alla via Julia Augusta.

Resti dell'antico ponte romano sull'Isonzo, loc. Mainizza.

…A testimoniare il rispetto portato per il fiume Isonzo, rimane ancora l’ara votiva dedicata alla divinità fluviale “Aesontio”, rinvenuta a Farra d'Isonzo
(loc. Mainizza nel 1922)

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1. 2. Bassorilievi rafficuranti divinità fluviali ed 3. Aretta con dedica al Dio Aesontius rinvenuti a Farra d'Isonzo - loc. Mainizza

Nel 238 d.C., le truppe di Massimino il Trace, giunto con i suoi eserciti dalle lontane brume della Pannonia, trovò la strada tagliata da un fiume dal corso impetuoso :

il ponte era stato preventivamente distrutto dalle popolazioni locali per fermare la sua avanzata.

Massimino fece, allora, costruire un passaggio di fortuna sull’Isonzo con le botti di legno requisite nel circondario.

Le invasioni continuarono nel 401 - 408 d.C. con il dilagare dei Visigoti di Alarico, che dopo aver valicato le Alpi Giulie, arrivarono fino alla pianura veneta, trascinandosi dietro l’invasione degli Ostrogoti di Radagaiso, che guadarono l’Isonzo presso la Mainizza (frazione di Farra d’Isonzo);

nel 452 d.C. fu la volta degli Unni, guidati da un abile, astuto ed implacabile guerriero, come in effetti era Attila, seguiti nel 490 d.C. dalle orde di Teodorico.

Nel 568 d.C. giungono dalle sedi pannoniche i Longobardi guidati dal Re Alboino, che avrebbero così tanto influenzato la storia, gli usi ed i costumi friulani;

Archi longobardi

la minuta trama degli insediamenti di questo popolo che vennero ad intrecciarsi nel Friuli, si può intravedere solo attraverso un’attenta ricognizione di tutti gli indizi offerti dai documenti, dai ritrovamenti archeologici e dai toponimi:

Frammenti ritrovati fra le rovine del ponte romano a Farra d'Isonzo - loc. Mainizza

nell’Isontino la toponomastica con il nome FARRA, conserva una delle testimonianze più caratteristiche di questo periodo, in quanto gli insediamenti Longobardi venivano costituiti da un nucleo familiare e militare detto “fara”.

(…uno dei primi coltelli di tradizione Longobarda è stato ritrovato a Farra d’Isonzo, sulle pendici del Monte Fortino, e quindi definito “modello Farra”).

Inoltre, spesso infatti accade di incontrare, anche in reperti dell’epoca, il termine “faramanni”, con cui si identificavano gli uomini liberi di “fara” …uomini sempre pronti a combattere al servizio del re.

Come, anche, numerose sono le tombe Longobarde scoperte nella pianura friulana; per tutte, ricorderemo la necropoli ritrovata nelle campagne di Farra d’Isonzo.

Per circa due secoli (568 - 776 d.C.) Farra, come il Friuli, ebbe a godere di grande splendore politico, economico e culturale.

Scavi necropoli di Farra d'Isonzo ed Ara Sepolcrale

Le prime memorie scritte, riguardanti Farra d’Isonzo, appartengono ad un documento del 772 d.C. che contiene la descrizione della donazione da parte dei tre fratelli Erfo, Anto e Marco (duchi longobardi del Friuli) dei territori di Farra d’Isonzo (…” Farra juxta turrionem “ ) all’Abbazia di Sesto al Reghena. Nel diploma imperiale del 924 di Berengario e nel privilegio di Ottone I° del 29 Aprile 967 viene citato “Castrum quod vocatur Farra”. Dall’Abbazia di Sesto al Reghena, nel 1031 diventa “Patrimonium ecclesiae aquileiensis”. Con il declino della sovranità patriarcale, si creano nuovi centri di potere e Farra divenne un possedimento della contea di Gorizia e poi della famiglia Strassoldo.

Nonostante l’epoca fosse costellata da mille vicissitudini, i vini di Farra d’Isonzo continuavano ad essere sempre apprezzati in tutta Europa :

dalla Serenissima repubblica di Venezia all’imperatore Carlo V d’Asburgo, dagli Zar di Russia a Vienna, capitale dell’impero d’Austria, dove giungevano regolarmente i carri trainati da cavalli con le grandi botti di Farra.

Il piccolo paese di origine celtica fu al centro di invasioni ungariche e turche e subì le conseguenze delle guerre gradiscane (1615 - 1617) e delle contese tra Venezia e l’Austria, continuando sempre la coltivazione specialistica della vite.

Nel 1643 arriva a Farra d'Isonzo, come ospite gradito del conte Riccardo Strassoldo, il domenicano Basilio Pica, già professore di teologia a Praga ed a Brno, al cui seguito giunge anche l'aristocratica famiglia Pitteri, che ivi stabilitasi, costruì quella magnifica residenza, ora distrutta, che fu Villa Pitteri,

dove naquero Giovanni Battista Pitteri (...deputato al parlamento di Vienna), il di lui figlio Ferdinando (...podestà di Trieste per due legislature), ed il poeta Riccardo Pitteri (29/5/1853-24/10/1915) che immortalò nei carmi il sereno vivere e la pace dei campi.

Dopo la guerra di Gradisca, nel corso del Seicento, non accaddero in Friuli avvenimenti di rilievo internazionale, a parte la sorda lotta diplomatica fra Vienna e Venezia....

....e l’inizio della storia della famiglia BRESSAN.